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Cannes 2012 – Trionfa Haneke, Gran Premio a Garrone

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Michael Haneke con la Palma d'oro del 65° Festival

Nessuna sorpresa, verdetti equilibrati che certo scontentano qualcuno ma accontentano i più, avendo seguito – nella scelta – buon senso e concezione classica del cinema. Michael Haneke ha vinto il 65° Festival di Cannes con Love, il toccante racconto di un amore tra due anziani che non finisce con la malattia gravemente invalidante di lei. Il regista austriaco, che già aveva trionfato nel 2009 con Il nastro bianco (unica debole controindicazione al bis, nelle previsioni della vigilia), è stato lungamente applaudito, sul palco insieme alla bravissima Emmanuelle Riva e a Jean-Louis Trintignant (di cui è stato giustamente sottolineato l’”apporto fondamentale”, ma il regolamento – cambiato proprio dopo l’en plein di Haneke di quattro anni fa – impedisce che il film che conquista il trionfo veda premiati anche gli attori). E grande soddisfazione c’è anche per l’Italia: Nanni Moretti, presidente della giuria, sarà forse accusato di partigianeria ma ha assegnato il Gran Premio della Giuria a Matteo Garrone per Reality. Il premio della Giuria è andato a Ken Loach per Angels’ Share; miglior sceneggiatura a Dupa dealuri (Beyond The Hills) di Cristian Mungiu, che ha visto premiate anche le sue due attrici: ex aequo, sono state infatti gratificate con la Palma le due protagoniste, l’esordiente Cosmina Stratan (ex giornalista, gli occhi più belli del Festival) e Cristina Flutur. Chi voleva vedere premiata l’autorialità si contenterà della Palma per la miglior regia assegnata (con gran coraggio) a Carlos Reygadas per Post tenebras lux: ora ci attendiamo che Moretti proietti il film del messicano al suo cinema Sacher (e vediamo gli incassi che farà). Miglior attore è stato giudicato Mads Mikkelsen, intenso protagonista di Jagten (La caccia): per lui una vera ovazione – soprattutto da parte delle donne – ma riconoscimento senza dubbio meritato. Grandi sconfitti gli americani (le produzioni, visto che i registi erano in più casi non statunitensi): giustamente ignorati Cosmopolis di Cronenberg, Killing Them Softly, On The Road, Mud, tutti film di medio valore e obiettivamente non da festival. Il grande deluso sarà il francese Jacques Audiard, che può consolarsi con gli incassi: De rouille e d’os sta facendo sfracelli in Francia. La disfatta francese è completata dal fatto che sia stato ignorato Holy Motors di Leos Carax, che secondo molti avrebbe meritato più di Reygadas il premio per la regia. Infine, la Camera d’Or, il premio al miglior esordiente, che spesso ha segnalato talenti nascenti, è andato a Benh Zeitlin, che ha firmatoael Haneke con la Palma d’oro del 65° Festival

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